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LA PATRIA ED I SUOI EROI
Parte 5: LA VITA E LE OPERE DI VINCENT VAUGHN ALIAS MESMERO
Vincent Vaughn vagò in lungo e in largo per
il mondo per svariati anni: non aveva nessun altro obiettivo se non quello di
divertirsi il più possibile, di succhiare il midollo stesso della vita. E lo
fece nei modi più svariati, soprattutto lo eccitava ordinare alle donne famose
di venire a letto con lui: poteva realizzare i sogni più proibiti delle persone
comuni. A volte si compiaceva anche nel far sì che alcune persone a lui
antipatiche (magari perché indossavano una cravatta di cui non gli piaceva il
colore) si infliggessero da sole dolore. Poteva ambire a mete ben più
importanti, ma a onor del vero questo pensiero non gli passava per la testa.
Finché un giorno non udì una parola fino a quel momento a lui ignota: mutante.
C’era un dibattito in televisione, vi partecipavano un certo professor Charles
Xavier ed un antropologo di nome Bolivar Trask. E quest’ultimo dissertava con
fare pomposo di come i mutanti fossero già tra noi e costituissero un pericolo
per l’ umanità. I loro poteri non derivavano dai raggi cosmici o da un
incidente di laboratorio, semplicemente giungevano con la pubertà: erano esseri
diversi da noi, a detta di Trask, alcuni dei quali già si proclamavano homo
superior. Una nuova razza.
Aldilà delle farneticazioni, quel discorso colpì Vincent fin nel profondo.
Aveva finalmente scoperto la sua vera natura: un mutante. Così si spiegava
finalmente quello strano colorito verde della sua pelle, giunto proprio con la
pubertà, e l’ emergere inspiegabile dei suoi poteri ipnotici. Compì poi altre
ricerche e scoprì che vi erano in pratica due fazioni di mutanti, con ideologie
diverse: secondo quella capeggiata dagli X-Men, gli umani ed i mutanti dovevano
vivere in pacifica coesistenza, poiché nessuno rappresentava un pericolo per l’
altra; secondo invece quella capeggiata da Magneto, non c’era posto per gli
umani nel nuovo mondo che avrebbe accolto unicamente dei mutanti, e per questo
bisognava impedire il verificarsi di un nuovo olocausto, soprattutto con l’ uso
della forza, l’ unico che gli umani erano in grado di capire.
Vincent aderì a quest’ultimo modo di pensare: era vero, gli umani non avrebbero
mai accettato i mutanti, lo aveva provato sulla sua pelle quando i suoi
compagni di scuola ed i suoi concittadini lo avevano respinto solo perché
diverso da loro. L’ umanità ha paura di ciò che non riesce a comprendere o
dominare. Dunque Vincent Vaughn fece quello che tutti quelli come lui facevano
a quell’ epoca: adottò un costume ed un alias. Per quest’ultimo aspetto non
ebbe dubbi, considerati i suoi poteri ipnotici: Mesmero. Dal nome di Franz
Anton Mesmer, fondatore del Mesmerismo: anche lui una persona incompresa, anche
lui bollato come uno stregone quando invece proponeva solo una cura diversa ai
mali che affiggevano l’ umanità. Mesmero andò dunque alla ricerca di quello che
riteneva il suo mentore, Magneto, e sua figlia. A tale scopo fondò una
cittadella dove i suoi unici compagni erano robot costruiti da un certo Starr
Saxon. In effetti trovò Magneto, ma si rivelò essere solamente un robot. Ed il
suo rapporto parentale non era veritiero. Poi giunsero gli X-Men e fu la
disfatta.
Questa sua prima impresa fu probabilmente anche la più memorabile, poiché i
suoi atti successivi non gli resero merito. Imprigionare gli X-Men in scenari
da circo o l’ Uomo Ragno in rappresentazioni teatrali non fu un buon uso dei
suoi poteri. E così Mesmero sprecò rapidamente le sue capacità, fino a quando
venne ritenuto morto, vittima di una strana banda di mercenari. Ma Vincent
Vaughn non era affatto morto, anzi, aveva ancora molte cose da dire a questo
mondo: riapparve poco tempo dopo in Canada, sembrava addirittura più potente
che mai. Mise le due squadre allora esistenti di Alpha Flight una contro l’
altra, avrebbe prevalso se non ci fosse stata una ragazza in possesso di
capacità simili alle sue. Riuscì comunque a fuggire, decidendo da quel momento
di rimanere nell’ ombra: nell’ ombra ha assistito agli ultimi, sconvolgenti
eventi che hanno coinvolto la comunità mutante e non solo. Le idee di Magneto
sono davvero apprezzabili, ma mancano di quel quid necessario per renderle
universali. Lui, Mesmero, può rendere un unico pensiero universale, basta solo
che lo voglia. E quando lo vorrà…
Millertown, base sotterranea AIM.
Capitan America attacca Batroc, il quale
compie un poderoso balzo all’ indietro che gli consente di evitare i primi
pugni sferrati dall’ eroe a stelle e strisce. Tenta poi di reagire con un
calcio volante, ma Jeff Mace riesce a pararlo col suo scudo: l’ impatto
tuttavia lo costringe ad arretrare di un paio di metri.
“Però” commenta il Saltatore “Non avrei mai immaginato che tu fossi così agile
e pronto di riflessi”.
“Ed io non avrei mai immaginato che ti saresti abbassato a lavorare per le
Avanzate Idee Meccaniche” ribatte a sua volta Cap.
“Oh, non ho problemi ad ammettere che lo faccio solo per il vile denaro. Anche
un mercenario deve pur mangiare”.
“Forse è meglio se cambi ristorante”.
“Mon Dieu, dopo questa battuta ti dico che preferivo di gran lunga la seriosità
dell’ altro Cap”.
Jeff in quel momento si tuffa a piedi uniti: colpisce così alle ginocchia un
Batroc colto di sorpresa. Sbilanciato, il mercenario cade in avanti, dove viene
accolto da un pugno di Cap che lo rispedisce all’ indietro. Ma Batroc non è
tipo da arrendersi così facilmente: compie un’ incredibile torsione, grazie
alla quale riesce ad appoggiare a terra le mani, che poi usa per darsi un
fenomenale slancio. Capitan America se ne avvede solo all’ ultimo istante e non
può evitare di farsi cogliere ad una spalla. Una fitta di dolore lo investe, ma
riesce a sopportarla.
Batroc intanto si rimette in piedi e tenta nuove sortite, ma Jeff riesce a
pararle tutte. “Sei davvero incredibile, ragazzo”.
Cap è concentrato al massimo e non gli risponde. Non gli dice che ha studiato
le sue mosse per mesi, analizzando ogni filmato disponibile e leggendo tutti i
rapporti su di lui. Non gli dice che si è allenato ore in palestra perché era
consapevole che un giorno avrebbe dovuto contrastare quelle mosse. Non gli dice
che ha letto alcuni libri sull’ arte del savate, la tecnica di lotta utilizzata
da Batroc e con la quale ha provato ad entrare in sintonia. Non gli dice nulla
di tutto questo: agisce e basta.
Fino a quando il giovane eroe blocca una mano del Saltatore e prima di dargli
il tempo di replicare lo colpisce con una testata al volto. Batroc
indietreggia, ma Cap non lo molla e lo centra con un calcio volante. Il
francese cade riverso a terra, incredulo.
“Ne vuoi ancora?” lo esorta Jeff Mace.
Batroc si rialza sulle mani, guarda Cap dall’ alto in basso poi… inizia ad
applaudire.
“Cosa vuol dire questo?” chiede l’ eroe sospettoso.
“Hai superato la mia prova, ragazzo. Ti sei rivelato il formidabile avversario
che pensavo: complimenti davvero”.
“Ancora il tuo perverso senso dell’ onore, Batroc?”.
“Il mio senso dell’ onore non è affatto perverso e, anche se tu non mi crederai
mai, implica un profondo rispetto per il proprio antagonista. All’ inizio, lo
ammetto, non mi interessavi affatto: ti ritenevo solo un bamboccio che voleva
fare cose da grandi. Poi ho iniziato a ricredermi quando hai sconfitto il mio
compare Machete: una persona in grado di fare questo sicuramente meritava la
mia attenzione. Ed allora ho cominciato a lanciarti piccole sfide, per valutare
le tue capacità. Giudizio positivo”.
“Penso che non ti capirò mai del tutto, Batroc”.
“Mes amis, nessuno a parte moi può capirmi. Ed ora au revoir”.
“Aspetta, dove intendi andare?”.
“A divertirmi da qualche parte, francamente le offerte delle Avanzate Idee
Meccaniche non mi interessano: mi sono unito a loro solo per poterti
affrontare. Comunque voglio smorzare il tuo entusiasmo: oggi mi sono
trattenuto, la prossima volta non ti andrà così bene”.
“Non penserai davvero che io ti lasci andare?”.
“Devi liberare quel tizio, no?” esclama Batroc indicando il Maggiore Libertà
“Non mi pare sia messo bene. E poi devi ritrovare gli altri tuoi compagni di
squadra: non credo se la stiano passando bene in questo momento. C’è troppo
silenzio tutto ad un tratto. Ed ora, come dite voi americani, bye bye”.
Il Saltatore si allontana: Cap è tentato di inseguirlo, ma sa che ha ragione.
Sarà per un’ altra volta. Dunque si avvicina a Sean Clinton McIntyre. Le
manette che lo tengono prigioniero sono resistenti… ma non troppo.
In quel momento il Maggiore Libertà riapre gli occhi:”Aahhh… che botta che ho
preso. Ma… cosa ci fai tu qui, Capitan America?”.
“Come sarebbe a dire? Sei tu che mi hai chiamato”.
“Io… io non ricordo. È tutto molto confuso nella mia mente: non so nemmeno come
sono finito qui”.
“Ora ti libero, anche se c’è il rischio che tu ti faccia un po’ male”.
“Procedi pure: ho sopportato ben altro”.
Jeff Mace inizia a sbattere il suo scudo contro le manette: alla fine esse si
incrinano, permettendo al Maggiore Libertà di spezzarle con la pura forza
bruta. “Comodo avere un Siero del Supersoldato, vero?”.
“Mai uscire senza” glissa Cap “Vieni, dobbiamo andare a cercare gli altri che
sono venuti con me”.
“Scordatelo, io devo stanare quelli dell’ AIM, i responsabili delle mie
sventure”.
“Lascia perdere la vendetta…”.
Ma è tutto inutile: Sean Clinton McIntyre è già uscito dalla stanza, una
resistenza eccezionale. Cap prova a seguirlo, ma è decisamente troppo veloce.
Poi lo avverte: il silenzio citato da Batroc. È innaturale, fino a pochi
secondi fa questa base era piena di attività… anche i tizi dell’ AIM da lui
messi ko sono spariti. Possibile che si siano ripresi in pochi minuti?
“Cap” chiama qualcuno davanti a sé. È Lizzie, sua sorella.
“Cosa c’è, L… American Dream?”.
“Cap, seguimi”.
Il suo tono di voce è strano, quasi impersonale. Anche Elizabeth ha un passo
deciso e Jeff fatica a starle dietro. Poi svolta un angolo: oltre c’è una
stanza e Cap vi entra. E si blocca: lo sapeva che c’era qualcosa che non
andava, ma così va davvero male.
Ci sono tutti i suoi compagni di squadra: sua sorella, Vagabond e Thin Man, più
altri due tizi che non conosce. Aspetta, quel ragazzo di colore… non è il
costume di Bucky quello? E poi quel ragazzo con quell’ armatura dorata. Si vede
subito che non sono in sé, basta scrutare i loro occhi. Ed i responsabili sono
immediatamente riconoscibili, sono alle loro spalle: il Controllore, il
Corruttore, Mentallo e…
Tutto questo Jeff Mace lo realizza in un solo secondo. Dunque punta un dito
contro uno dei criminali ed esclama:”Mesmero, stai violando la legge”.
Beacon Hill, Boston.
Spinto da un impulso che non riesce a
spiegarsi, Will Mace apre il cassetto di un comodino e ne estrae un album di
fotografie. Dentro ci sono foto dei suoi tre figli, scattate nei vari momenti
della loro vita. Ecco, la nascita di tutti e tre in braccio ad una Dorothy
sempre sorridente: per la terzogenita, Roberta, Will è anche riuscito a trovare
il coraggio di assistere al parto. Incredibile: un uomo che è stato nelle zone
più calde del pianeta… che ha paura di una cosa naturale.
I suoi figli crescono, vanno a scuola, poi Lizzie decide di entrare nei
Marines: com’è fiera di sé nel giorno del giuramento. Però il volto si distende
in un luminoso sorriso quando posa accanto ai suoi due fratelli.
Will Mace va a vedere l’ ultima pagina: eccola, una foto di gruppo di tutti
loro. Qui si chiude l’ album, così come all’ epoca si chiudeva un capitolo
delle loro vite. Perché una settimana dopo sarebbe stata data la notizia della
presunta morte di Capitan America. Il giorno dopo l’ allegro defunto si sarebbe
presentato alla sua porta, pronto a passare il suo manto a Jeff. E una
settimana dopo ancora il nuovo Cap avrebbe fatto il suo esordio, sgominando una
cellula HYDRA.
Will non ha scattato foto in questi mesi, non ne ha conservate. Perché da quel
momento sono successe tante, troppe cose: lui spedito in zona di guerra, Lizzie
preda di obiettivi sempre più ambiziosi, Dorothy preda invece della follia.
Roberta invece è stata rapita, gli è stato negato per mesi il conforto del suo
abbraccio. Solo perché la jungla respira. Sì, sono successe tante, troppe cose
e Will Mace preferisce non ricordarle troppo. Quell’ ultima foto rappresenta
anche l’ ultimo momento di vera felicità della sua famiglia: è così che
preferisce ricordarla.
L’ uomo chiude l’ album e lo rimette a posto.
Base sotterranea AIM.
“Tu non ci crederai” dice Vincent Vaughn “Ma
è un grande onore per me poter affrontare Capitan America: sai, dopo un po’ gli
X-Men cominciano a stancare”.
“Poche chiacchiere, Mesmero, e libera quelle persone. Non so perché ti sia
messo insieme a questi criminali ma…”.
“Non lo sai, eh? Tu te ne stai tranquillo, nel tuo bel palazzo, senza dare una
occhiata al mondo che ti sta attorno. E così hai permesso che l’ AIM venisse
qui, in questa città, e contaminasse i suoi abitanti. Di un cancro terminale!”.
“Ascolta, Mesmero: posso comprendere la tua rabbia, ma se è vero quel che dici
allora noi Vendicatori possiamo aiutare queste persone. Devi solo…”.
“No, basta ascoltare vuote parole. Ora è il tempo di agire! Andate voi e
portatemelo qui!”.
Aegis, Thin Man, Vagabond, Bucky e American Dream partono in massa all’ assalto
di Capitan America. “Cinque contro uno e tra questi cinque c’è mia sorella:
facile, no?” pensa l’ eroe.
Bruce Dickson protende i suoi arti verso Cap, che però si china all’ indietro
evitando di essere afferrato. Subito Vagabond è su di lui, ma il suo calcio
viene parato grazie allo scudo. Gli avversari però sono decisamente troppi e
così Jeff Mace non si avvede di un attacco alle sue spalle portato da American
Dream: in suo aiuto tuttavia giunge qualcuno, che si libera della donna con un
colpo ben assestato.
Cap dà un rapido sguardo all’ indietro per vedere chi sia il suo salvatore.
“Maggiore Libertà! Dunque sei tornato”.
“Sì” risponde McIntyre “Ho deciso per il momento di mettere da parte le
vendette”.
I due eroi si ritrovano spalla contro spalla: sono due uomini che aspirano ad
essere simboli. Uno è un soldato degradato e mancato Capitan America, la cui
sfrenata ambizione lo ha spinto a cercare di ottenere qualcosa che non era alla
sua portata. Finito in animazione sospesa per svariati decenni, ne è riemerso
per cercare di rendere quel tipo di pericolosa ambizione qualcosa di più
concreto; l’ altro è un ragazzo, solo questo, un ragazzo come tanti altri a cui
il destino ha riservato un ruolo speciale in quel grande affresco che è la
comunità supereroistica. Un tempo aveva modelli inarrivabili, ora non più: ora
segue solo ciò che ritiene più giusto.
McIntyre va all’ attacco di Vagabond: in una situazione normale, questo
potrebbe rivelarsi uno scontro prolungato. Ma Priscilla Lyons è da tempo
lontano dalle scene e l’ essere controllata non favorisce la sua naturale
agilità. Così in breve il Maggiore Libertà ha la meglio su di lei: ma subito
dopo Thin Man lo avvolge con i suoi arti elastici.
Intanto, Capitan America viene assalito da Bucky. I primi a portare questi
alias sono stati alleati, tra i più grandi eroi della Seconda Guerra Mondiale.
La storia oggi ha decretato che i loro successori siano rivali, forse non solo
in questa occasione. Jeff Mace scopre subito che questo nuovo Bucky ha una
agilità impressionante, tanto che nonostante le sessioni di allenamento dei
Vendicatori fa molta fatica a schivare i suoi colpi. Quando l’ eroe capisce che
stare sulla difensiva è una tattica azzardata, è ormai troppo tardi: Bucky lo
coglie di striscio ad una spalla e Cap perde l’ equilibrio. Ma da terra, Jeff
riesce a sferrare un calcio alle ginocchia a Bucky, che cade a sua volta. Jeff
gli è subito addosso, ma il primo pugno che sferra viene evitato dall’
afroamericano e va ad impattare contro il pavimento. Dolorante, Cap ritrae la
mano ed allora Bucky tenta di colpirlo con una testata: ma l’ eroe ha intuito
la mossa e con l’ altra mano centra il suo contendente al collo. Un breve
gemito di dolore esce dalle labbra di Bucky e Capitan America ne approfitta
subito: si lancia contro di lui col suo scudo, il quale è più che sufficiente a
mettere ko il successore di James Barnes.
Jeff Mace si rialza e si trova di fronte Aegis. Ma Trey Rollins non sembra
avere intenzione di attaccarlo, pare quasi… incerto sul da farsi. Poi l’ eroe
si volta e vede il Maggiore Libertà in difficoltà contro Thin Man: sta per
intervenire nella situazione quando il Controllore, sorprendendolo alle spalle,
lo abbranca ed inizia a stringere forte.
“Ti spezzerò quella lurida schiena, Capitano!” grida Basil Sandhurst. E il
sinistro intento rischia di essere portato a compimento dal momento che, per
quanto si sforzi, Jeff Mace non riesce a divincolarsi dalla presa.
Contemporaneamente, strani pensieri si agitano nella testa di Trey Rollins.
Pensieri che non appartengono totalmente a lui: vede immagini del passato, una
aspra guerra combattuta tra due città rivali, per il possesso di una donna
dicono le leggende. E c’è un guerriero che si erge sopra gli altri, un
guerriero il cui nome si è tramandato nei secoli. E questo combattente indossa
la corazza dorata che oggi è attorno al petto di Trey Rollins. Il primo di una
lunga schiera di uomini valorosi protetti da Atena. Una dea. E gli dei non si
fanno asservire da nessuno.
E così, con un urlo che sembra avere poco di umano, Aegis libera la sua rabbia
sotto forma di un raggio dorato che va a colpire uno dei suoi carcerieri. Basil
Sandhurst. Capitan America ne approfitta per liberarsi dalla presa del
criminale e colpirlo con un calcio a piedi uniti al volto: già stordito dalla
raffica di Aegis, il Controllore indietreggia e perde l’ equilibrio, andando a
sbattere la testa contro una parete e perdendo i sensi.
“Lasciali a me” dice Trey Rollins a Capitan America.
“No, con me funziona solo il gioco di squadra” ribatte Jeff Mace “Io mi occupo
di quel tizio con la pelle blu, tu di quello col visore”.
“E quello con la pelle verde?”.
“Lo teniamo per ultimo, tanto non scappa da nessuna parte”.
Bruce Dickson e Sean Clinton McIntyre:
entrambi hanno vissuto molto, forse più di quanto desiderassero. Entrambi hanno
vissuto a lungo in una menzogna, che hanno portato il primo lontano dal suo
popolo ed il secondo inizialmente indirizzato verso una cattiva strada.
Entrambi aspiravano a giungere a ben altri obiettivi, personali e non. Ma per
loro non tutto è ancora perduto.
Il Maggiore Libertà si proietta improvvisamente all’ indietro: una mossa
inaspettata per Thin Man, che si vede arrivare addosso questa enorme massa di
muscoli. Anche col suo corpo elastico, sente comunque il colpo, che lo
costringe ad abbandonare la presa sul supersoldato. Il quale non si fa sfuggire
la buona occasione ed inizia ad incalzare l’ ex eroe della Seconda Guerra
Mondiale con una serie continua di calci e pugni. Ancora preda del controllo
mentale di Mesmero, Bruce Dickson non riesce a reagire efficacemente e così,
quando lo scudo di McIntyre lo coglie in pieno volto e lo sbatte contro una
parete, crolla inerme al suolo. Il Maggiore Libertà ansima, esausto per la
massacrante battaglia a cui è stato sottoposto. Comunque è felice: brama per
scontri ed avversari del genere.
Capitan America si avvicina al Controllore,
il quale arretra impaurito. “No! Stai lontano, stammi lontano!”.
“Era un ordine quello?” esclama Jeff irridendolo e forte del suo dispositivo
anticontrollo “Non sta funzionando”.
“Non è possibile: Mesmero mi aveva detto che mi avevate ingannato!”.
“Mi sa che invece è stato Mesmero ad ingannare te. Hai perso i tuoi poteri,
Corruttore, e non c’è nulla che tu possa fare per recuperarli”.
Detto questo, l’ eroe a stelle e strisce compie un magnifico balzo e centra il
criminale al volto con un perfetto calcio volante. È più che sufficiente per
sbarazzarsene.
Contemporaneamente, Aegis si avvicina a Mentallo, il quale prova ad entrare
nella sua mente per influenzare le sue azioni: ma è come se il criminale avesse
un muro davanti a sé, un muro invalicabile.
“So cosa stai tentando di fare” afferma Trey Rollins “Ma non funzionerà”.
E così afferra Mentallo per il costume e con un solo pugno lo mette ko.
“Maggiore Libertà, stai lontano” invita poi Capitan America “Io e quest’altro
ragazzo possiamo resistere all’ influsso di Mesmero, tu vedi come stanno gli
altri”.
“È così è finita, vero?” afferma Vincent Vaughn “È finita per tutti: volevo
solo aiutare la mia gente, Capitano, i miei concittadini. E tu me l’hai
impedito”.
“Stavi cercando di aiutarli nel modo sbagliato” ribatte Jeff Mace “E te lo
prometto: noi Vendicatori li guariremo”.
“Non ho tempo di ascoltare le tue vuote promesse e risparmiami l’ ipocrisia dei
tuoi discorsi patriottici. Ecco…” Mesmero tende le mani “Vieni pure”.
Cap intuisce che è un trucco, dunque si avvicina con cautela. L’ intuizione si
rivela esatta: a pochi centimetri dal mutante, si eleva come dal nulla una
nebbia, che offusca per un attimo i sensi dell’ eroe. Anche Aegis appare
spaesato. E quando il fumo si dirada… di Mesmero non c’è più traccia.
“Dannazione, te lo sei fatto sfuggire!” grida Sean McIntyre.
“Abbiamo comunque catturato quattro supercriminali evasi” afferma Capitan
America “Prima o poi prenderemo anche Mesmero, vedrai”.
“Ah, non so che farmene delle tue rassicurazioni e là fuori ci sono ancora
molti uomini dell’ AIM che attendono che io vada a far loro una visita”.
“Se mai dovessi aver bisogno di una mano…”.
“Grazie, ma credo proprio che riuscirò a cavarmela da solo”.
Il Maggiore Libertà si allontana rapidamente ed allora Cap si accerta delle
condizioni dei suoi compagni di squadra: Lizzie per fortuna non ha riportato
gravi traumi. Improvvisamente nota qualcuno che tenta di sgattaiolare via.
“Ehi, fermo tu!” lo blocca “E spiegami perché indossi il costume di Bucky”.
L’ afroamericano si volta verso l’ eroe a stelle e strisce e gli lancia un
sottile sorriso:”Forse perché me lo merito di diritto”.
“Cosa vuoi dire?”.
“Chissà… magari sono un discendente del primo Bucky”.
“Ti rendi conto di quello che hai appena detto?”.
“Ah, lo so perché non concepisci l’ idea: non vedi possibile un’ unione tra due
persone di colore diverso. Sei un razzista, altro che sentinella della
libertà”.
“Ehi, aspetta un attimo…”.
Il nuovo Bucky si allontana:”Non ho commesso nessun reato fino a prova
contraria, sono libero di andare”.
Jeff Mace è tentato di seguirlo, poi desiste: non servirebbe a nulla. Potrà
sempre preoccuparsene dopo. Possibile comunque che dicesse la verità? No, no è
decisamente improbabile. A dopo questi pensieri, ora c’è una città da salvare.
Ehi, ma dov’è finito quel tizio con la corazza dorata? E soprattutto... chi
diavolo era?.
Volando a gran velocità, Trey Rollins si
allontana da Millertown, diretto alla fermata dell’ autobus che lo riporterà a
New York. Sembra sia andato tutto bene, alla fine: Mick è stato catturato e
verrà consegnato alle autorità e lui ha finalmente portato a termine con
successo la sua prima missione. Ed ora? Deve andare avanti? Le parole che gli
ha detto Atena prospettano per lui un incredibile futuro: non serve altro che
sedersi ed aspettare.
“Sigh, ed ora a casa mi aspetta una bella punizione per la sega da scuola”
pensa Trey Rollins.
Millertown, un paio d’ore dopo.
“Ragazzi, che vista meravigliosa” commenta
Occhio di Falco “Non vedevo una retata simile da una vita. Ehi, tizi
incappucciati, fa caldo lì dentro? Sandhurst, è durato poco il tuo periodo di
libertà, eh?”.
“Ottimo lavoro, Capitan America” si complimenta Visione.
“Non devi ringraziare solo me: è stato un magnifico lavoro di squadra. Domani
avrai il mio rapporto. E per quanto riguarda le persone affette da cancro?”.
“Lo stiamo analizzando e siamo certi di poterle guarire: quelli dell’ AIM erano
ancora alle fasi iniziali del loro esperimento e dunque il tumore non ha
raggiunto uno stadio terminale”.
“Però quelli dell’ AIM sono stati avventati ed i bacilli si sono diffusi nelle
condotte fognarie. E da lì hanno avvelenato gran parte della popolazione:
questo dovrebbe rafforzare il nostro intento di affrontare organizzazioni
criminali come questa”.
“E le sconfiggeremo, Mace, le sconfiggeremo”.
In disparte, Lizzie siede meditabonda: non le pare di aver fatto una buona
impressione, gli altri si sono comportati decisamente meglio di lei. Deve
ancora faticare molto per…
Improvvisamente qualcuno le si siede accanto. “Cosa vuoi?” chiede con tono
brusco.
“Ehi, ehi, non iniziamo col passo sbagliato” la consiglia Vagabond “Senti,
lasciamoci alle spalle tutte le nostre incomprensioni, d’ accordo? Ammetto di
avere usato brutte parole nei tuoi confronti e di questo me ne scuso. Pensiamo
ora ad andare avanti, insieme, come compagne di squadra. Avanti in questa lotta
contro il crimine”.
“Per me va bene” annuisce American Dream “Anch’io ti porgo le mie scuse. Ma sai
com’è… non sono abituata ad aprirmi molto verso persone che non conosco, spero
che in futuro le cose cambino”.
“Vedrai che sarà così. Ah, lo conosco quello sguardo, denota delusione. Beh,
non abbatterti in questo modo: sei all’ inizio e certe batoste sono da
includere nel rischio. È successo anche a me, dunque passa oltre ok?”.
“Ma tu hai conosciuto Steve Rogers?”.
“Certo, ora ti racconto tutto. Allora…”.
Palazzo dei Vendicatori. Il giorno dopo.
“Bene” dice Capitan America al suo gruppo
“Questo briefing è stato organizzato principalmente perché io ed i Vendicatori
ci complimentassimo con voi”.
“Complimenti?” esclama Thin Man “Ma se quel tizio ci ha ipnotizzato senza che
noi potessimo combattere”.
“Però avete sgominato praticamente da soli una cellula dell’ AIM. Non è cosa da
poco”.
“Non so se ce l’ avremmo fatta senza l’ aiuto di quel nuovo Bucky” fa notare
Priscilla Lyons.
“Non sminuite i vostri meriti. Come gruppo avete dimostrato un affiatamento
straordinario e vi conoscete solo da poco tempo: non possiamo che migliorare”.
“Sotto la tua saggia guida?” chiede American Dream.
Jeff non ha notato ironia o sarcasmo nelle parole di sua sorella, bensì una
qualche forma di… rispetto. “Io farò del mio meglio. Ed ora, Thin Man e voi
altri, ci è giunto un nuovo rapporto sulle attività dell’ Agente Asse a Tierra
Verde. Io ho tutta intenzione di andare ad indagare. E voi?”.
“Ovviamente puoi contare su di me” risponde Bruce Dickson.
Anche Vagabond e American Dream annuiscono.
“Perfetto. Preparatevi alla partenza!”.
“Ah, Cap, scusa” interviene Lizzie Mace “Avrei un’ ultima domanda”.
“Dimmi pure”.
“Qual è il nome del nostro gruppo?”.
“Avrei una proposta” interviene Vagabond “Patrioti. Mi piace: perché non lo
adottiamo come nome del nostro gruppo?”.
“Sì, è davvero affascinante” annuisce American Dream “E ricorda molto… un
grande eroe del passato”. E nel dire questo lancia una occhiata a suo fratello.
“Patrioti” mormora Thin Man “Veramente bello”.
“E la maggioranza vince!” proclama Priscilla Lyons.
“E va bene” capitola Jeff “Dopotutto piace anche a me. Dunque da oggi Capitan
America, American Dream, Vagabond e Thin Man formano ufficialmente… i Patrioti!”.
Epilogo. Millertown, Vermont.
Diana Vaughn sente qualcuno bussare alla
porta. Dentro di sé spera sia una persona per lei speciale e va ad aprire: le
sue aspettative non vanno deluse.
“Vincent!” esclama abbracciando suo figlio “Lo sapevo che saresti tornato da
me”.
“Stai bene, mamma?” chiede Mesmero.
“Sì. La mia rapida guarigione ha un che di miracoloso. A quanto pare un gruppo
criminale aveva infettato i nostri condotti fognari, ma i Vendicatori lo hanno
scoperto ed hanno trovato una cura”.
“I Vendicatori, già” pensa amaramente Mesmero “Se non li avessi istigati io,
ora tu e tutti gli abitanti di questa città sareste morti”. Tuttavia si sforza
di mostrare un sorriso. “Questa notizia mi rende felice. L’ importante è che tu
stia bene. Ora però devo andare”.
“Di già? Rimani almeno per cena”.
“Mi piacerebbe, ma proprio non posso. Altri affari richiedono la mia presenza”.
“Senti, Vincent…” Diana Vaughn esita “Io so chi sei davvero: non hai alcuna
impresa in Canada, sei quel mutante chiamato Mesmero. Non è necessario che
rovini così la tua vita, forse insieme possiamo…”.
Gli occhi di Mesmero si illuminano della familiare luce rossa. “Madre,
dimentica che sono venuto qui. Dimentica la mia stessa esistenza. È molto
meglio per te e per me. Ed ora ritorna alle tue faccende domestiche”.
La donna annuisce in modo meccanico e chiude la porta. Vincent Vaughn rimane
sulla soglia per alcuni secondi: è stata una decisione molto difficile da
prendere, ma era necessario chiudere tutti i ponti col suo passato. Ora può
pensare ai suoi prossimi obiettivi, senza inutili preoccupazioni ad insidiarlo.
Così il mutante si volta e si allontana: dalla sua casa, dalla sua città, dalla
sua precedente vita ormai rinnegata. Non più Vincent Vaughn, ma sempre e
comunque Mesmero, signore dell’ ipnotismo.
FINE
Note dell' Autore: Con un lungo capitolo finale, termina questa prima
miniserie dedicata a questo nuovo supergruppo, i Patrioti. Un’ altra è già in
programma e dovrebbe arrivare in termini ragionevoli: sarà dedicata alla
risoluzione della trama del nuovo Bucky.
Ad onor del vero esiste un sesto episodio di questa minisaga, ma mi è stato
"censurato". Dunque da questo update MIT smette di essere un
territorio dove vige la totale libertà creativa: prima o poi doveva capitare.
Ma altre avventure sono pronte per i nostri Patrioti, perchè di eroi come loro
ce ne sono tanti ed alcuni devono ancora fare la loro prima apparizione.